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Testimonianze
MI È APPARSO SAN CHARBEL
E SONO GUARITO DAL LINFOMA
Patrizia Cattaneo, 2007
Statua del Santo all'ingresso del monastero di Annaya-Libano
Charbel Atallah ha 20 anni e vive con la famiglia in Libano. È un ragazzo vivace e intelligente, riesce bene negli studi, ama lo sport e uscire con gli amici, ma a 15 anni la tragedia infrange i suoi sogni giovanili. Scopre infatti un tumore al sistema immunitario (linfoma Non Hodgkin). Tra ricadute e remissioni, il giovane vive quattro anni di sofferenze e di speranze frustrate, finché sperimenta il potente intervento di San Charbel Makhlouf.
Il giovane Charbel è il secondogenito dei coniugi libanesi Mirna e Nabil Atallah. Nulla lo contraddistingue da migliaia di altri giovani, ma il giorno della sua nascita, il 23 luglio, è una data di ottimo auspicio. È infatti la festa di san Charbel Makhlouf, il santo che riempie il mondo di miracoli, considerato la gloria del Libano, e Nabil, suo fervente devoto, battezza il figlioletto col suo nome.
Nel 2002, a 15 anni di età, Charbel inizia a dimagrire, vomita di continuo e accusa forti dolori ovunque, accompagnati da febbri persistenti. Gli esami rivelano un tumore al sistema immunitario (linfoma Non Hodgkin). Il giovane accetta serenamente il terribile verdetto e malgrado le sofferenze insostenibili non si lamenta mai. Durante i trattamenti evita il sole e l’alcool e rinuncia alle attività sportive, che così tanto ama, prostrato da un’estrema debolezza. Il medico gli prospetta le pesanti terapie che dovrà affrontare, ma Charbel mantiene viva la speranza di guarire. Le preghiere al suo santo protettore si intensificano, così come i pellegrinaggi alla sua tomba al convento di Annaya, presso Beirut.
Dopo i primi trattamenti il male sembra debellato, ma nove mesi dopo si verifica la prima ricaduta. Il giovane riprende la chemioterapia e viene sottoposto ad autotrapianto di midollo. La sofferenza è estrema. Sulle braccia non c’è più spazio per le iniezioni e gli aghi gli vengono inseriti nella schiena. Dopo ogni trattamento Charbel resta immobile per ore, coricato sul dorso. Alla fine il male regredisce e per due anni scompare, lasciando supporre la completa guarigione.’estate 2006 il Libano è provato dalla guerra. Charbel ha 19 anni e agli inizi di settembre sperimenta ancora i sintomi del male. Il trauma è forte, perché la malattia sembrava solo un ricordo. Quando il medico conferma la ricaduta, Charbel fugge dall’ospedale, dando sfogo a tutto il suo dolore. Il ragazzo dimagrisce a vista d’occhio e le sofferenze riprendono a distruggerlo. In tre settimane perde dieci chili, ricompaiono i noduli e i dolori alle ossa.
L’oncologo che lo ha in cura, il Dott. Georges Chahine, gli fissa due cicli di chemioterapia a settembre e ottobre 2006.Charbel inizia il primo ciclo, sta malissimo e non si regge in piedi. Alla fine delle prime sedute racconta: «Non ero sveglio, ma non era neppure un sogno. Ho visto San Charbel davanti a me che mi diceva:“Dall’inizio del secondo trattamento andrai al convento di Annaya per 12 giorni”». Il Santo gli rivela così che il secondo ciclo di cure è inutile, e gli chiede di recarsi ripetutamente sulla sua tomba per ringraziarlo del miracolo. Ma i genitori non gli credono, e il 9 ottobre conducono il ragazzo in ospedale per la seconda terapia, impedendogli di mantenere il voto.
Nei giorni del ricovero, San Charbel gli appare di nuovo e il giovane gli chiede un segno per dimostrare a tutti che è guarito, perché lui ne è convinto, ma nessuno gli crede: «San Charbel mi ha risposto:“Ti darò un segno quando ti sveglierai”». Al suo risveglio tutti i macchinari sono fermi e hanno sospeso le infusioni in corso. I medici affermano di non avere mai visto nulla di simile e non riescono a spiegarsi razionalmente il fatto.
Il 12 ottobre il santo gli appare di nuovo e lo invita ad alzarsi, ma il ragazzo gli risponde che non può farlo, perché sta facendo le infusioni e ha un catetere venoso inserito chirurgicamente nel petto. Racconta: «Avevo un rosario sul letto. San Charbel mi ha detto: “Quando ti alzerai ti troverai il rosario sul petto e le infusioni si bloccheranno da sole”». Tutto si verifica puntualmente, le macchine si arrestano misteriosamente, come segno della guarigione, e le infusioni di farmaci si arrestano. I medici sono allibiti, perché il fatto è inspiegabile. La prova dal cielo è arrivata e il miracolato interrompe la terapia. Oggi ha 20 anni e non ha alcun dubbio di essere guarito definitivamente, per intercessione di san Charbel.
Il parere del Dottor Georges Chahine, oncologo.
Il medico curante di Charbel Atallah dichiara: « Il ragazzo era colpito da un linfoma ad alto grado di malignità, detto anaplastico, che è una forma particolarmente aggressiva, che attacca le ossa (al quarto stadio).
Non è tanto la sua guarigione da ritenersi miracolosa, perché non è ancora possibile pronunciarsi al riguardo, ma piuttosto l’arresto delle apparecchiature durante il suo ricovero.
Gli effetti del primo trattamento chemioterapico possono avere provocato una guarigione momentanea e la regressione dei sintomi. Ma può trattarsi solo di una remissione. Invece quello che è completamente sconcertante è la sospensione di tutte le infusioni di chemioterapici al risveglio di Charbel e per tre volte di seguito. Non si è mai verificato un fatto simile e non sappiamo dare alcuna spiegazione. Charbel aveva un catetere venoso centrale, ossia una scatoletta messa sottocute e collegata normalmente alla vena succlavia del petto, attraverso cui riceveva le infusioni di farmaci. Anche ipotizzando la manipolazione delle infusioni durante il sonno, è impossibile che il ragazzo abbia invece manomesso il catetere venoso centrale, per cui è necessaria un’operazione chirurgica. Inoltre è per noi un mistero che gli aghi non abbiano lasciato alcuna traccia di sangue.
A nostro parere il secondo ciclo di trattamenti che Charbel ha rifiutato era indispensabile, perché le ricadute in questi casi sono sempre molto gravi. Se Charbel sia veramente guarito lo sapremo fra un anno, dopo gli accertamenti trimestrali di prassi. Resta il fatto che il modo in cui si sono svolti i fatti è sorprendente, soprattutto se consideriamo che dopo la guarigione di Charbel le apparecchiature hanno ripreso a funzionare del tutto normalmente»